martedì 4 gennaio 2011

La fame

Ho cavalcato
le stagioni
una dietro l'altra
con i piedi arrugginiti
senza mai fermarmi.
Le ho sentite
scivolarmi addosso
pedalare veloci nel buio
rincorrermi
nella campagna
fangosa di questo paese
dimenticato
e provare a stritolarmi.

Ora ho smesso di cavalcare
le stagioni
una dietro l'altra
di rincorrerle
con il cuore in gola
aspettando seduta
senza paura
nell'angolo
incrostato di sale
di questa città
senza nome,
seguendo il volo
degli uccelli
che si schiantano
nel fiume
cercando di strappare
qualche piccolo pesce
dai loro becchi di vetro.
Io sono quel fiume torturato
quel piccolo pesce disperato
quell'uccello
che cerca la vita nell'acqua.

La fame
che mi porto dietro
è furiosa e violenta
accecante
e pericolosa.
Il mio amore
il gioco assurdo
del cuore
un desiderio che si spezza
sulle mani.
Non posso smettere
di avere fame,
di spezzarmi la schiena
su questa panchina
ghiacciata
affogata nel cemento.

Ho solo un dannato
cuore malato
nel petto,
un fottuto cuore
affamato
di te.